Eleison Comments in Spanish

                                                                                                     

                                                                                                                                                                                                                                                                      

COMMENTI ELEISON DCCXL (18 Settembre 2021) : AGNELLI BELANTI

Alla fine del mese scorso a Courtalain in Francia, 15 Superiori delle Comunità Cattoliche Tradizionali, ma in regola con Roma, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in previsione del loro incontro con Papa Francesco di pochi giorni dopo, per il loro ragionevole timore di perdere la loro buona reputazione, acquistata a caro prezzo, con Roma. Infatti il ​​16 luglio con il suo Motu Proprio Traditionis Custodes egli aveva usato tutta la sua apparente Autorità per fermare nella Chiesa ogni ulteriore utilizzo del rito Tradizionale della Messa. Li ha convocati a Roma all’inizio di settembre per ritirargli la loro buona reputazione con la Roma? Dopo aver bandito duramente la Messa in Latino, sarebbe stato del tutto logico per lui vietare alle Comunità di usare quella Messa. E così, pochi giorni prima dell’appuntamento con il Papa, esse si sono riunite per valutare il loro pericolo, e alla fine del loro incontro hanno emesso un Dichiarazione congiunta della loro posizione, per la quale il miglior commento ci è fornito da un favolista di 2.600 anni fa. Ecco un breve riassunto della loro Dichiarazione.

Noi 15 Superiori che firmiamo qui sotto desideriamo prima di tutto sottolineare il nostro amore alla Chiesa e la nostra fedeltà al Papa. Ma dopo la sua recente condanna della Messa in Latino, ci sentiamo sospettati, emarginati ed esiliati. Lungi dal pretendere di considerarci, da Tradizionalisti, la vera Chiesa, noi dipendiamo dal Papa di Roma e dai vescovi diocesani per la nostra salvezza e fede. Ci sottomettiamo lealmente alla loro Autorità e al loro insegnamento, compreso quello del Vaticano II e delle sue conseguenze. Per favore, perdonateci se un qualche spirito di partito o di orgoglio è venuto tra noi. Chiediamo un dialogo umano, personale e fiducioso dove possiamo raccontare la nostra storia di dolore, in particolare di come abbiamo fatto affidamento sulle promesse di Roma per costruire le nostre Comunità. Soprattutto, vi preghiamo di avere un dialogo veramente umano e misericordioso. Contribuiamo alla diversità di quella liturgia che è al centro della Chiesa. E lo stesso Papa Francesco dice che tutte le anime vanno raggiunte, per aiutare ciascuna a trovare il proprio modo di appartenere alla Madre Chiesa.

Ed ecco la favola di Esopo (620-564 a.C.), chiamata “Il Lupo e l’Agnello”.

Un Agnello randagio, di mattina presto nel bosco, stava bevendo sulla riva di un ruscello. Quella stessa mattina un Lupo affamato percorreva la riva lungo il ruscello in cerca di qualcosa da mangiare. Ben presto mise gli occhi sull’Agnello. Di regola il signor Lupo mangiava bocconcini così deliziosi senza pensarci due volte, ma questo Agnello sembrava così indifeso e innocente che il Lupo sentiva che avrebbe dovuto avere una specie di scusa per togliergli la vita.

Come osi sguazzare nel mio ruscello e sollevare tutto il fango!” gridò ferocemente. “Meriti di essere punito severamente per la tua avventatezza!”.

Ma, Altezza, rispose l’Agnello tremante, non adiratevi! Non posso assolutamente intorbidire l’acqua che state bevendo lassù. Ricordate, voi siete a monte e io a valle”.

Lo fai infangare comunque!ribatté ferocemente il Lupo. “E oltre a questo, ho sentito dire che hai raccontato bugie su di me l’anno scorso! Come ti sei permesso?”. Supplicò l’Agnello: “ma sono nato solo quest’anno”.

Se non eri tu, era tuo fratello!”.

Non ho fratelli”.

Bene, allora”, ringhiò il Lupo, “era comunque qualcuno della tua famiglia. Ma non importa chi fosse, non ho intenzione di farmi dissuadere dalla mia colazione”.

E senza più parole il Lupo afferrò il povero Agnello e lo portò nella foresta.

Kyrie eleison.

L’Arcivescovo Lefebvre aveva ragione: i lupi occupano Roma,

il che la rende tutt’altro che la casa dei veri Cattolici.